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Il Fitzcarraldo nasce come spazio espositivo e deve il suo nome all'omonimo film del 1982 del regista tedesco Werner Herzog. Ambientato agli inizi del Novecento, il film racconta la storia di Brian Sweene Fitzgerald (Fitzcarraldo), barone irlandese del caucciù, intenzionato a costruire a Iquitos, al centro della foresta amazzonica dove vive, il più grande teatro d'opera mai esistito, per portare a cantarvi Caruso. Il nome di un film che celebra l'impresa «contro le leggi della natura» per un locale unico nel suo genere che ne sintetizza l'essenza con raffinata eleganza, in cui l'etnico e il moderno si rincorrono e si intrecciano, snodandosi in ampi spazi dalle molteplici identità frutto di in un ricercato connubio. Di grande effetto l'ingresso con un'ampia scalinata centrale che si affaccia direttamente al centro del locale: una grande area circolare incorniciata da importanti colonne a tasselli scuri e impreziosita dalla pavimentazione a mosaico, soffitto alto, a sinistra un lungo e raffinato bancone di legno scuro, a destra l'area degli eleganti divanetti in cui si snodano come tanti piccoli intimi salotti. Un gioco di luce svela la presenza di una silenziosa cascata d'acqua che scivola lungo la parete principale e lascia intravedere le nicchie dove vengono adagiate delle piccole candele. In fondo si scorge l'angolo etnico con una discreta varietà di oggetti curiosi e artistici, mentre sulla sinistra si apre una sala che colpisce per la sua luminosità quasi in contrapposizione ai toni ambrati del locale, volutamente essenziale nello stile, ma camaleontica nella sua essenza. Il locale svela così una doppia identità: di giorno, negozio di oggettistica e arredamento nonchè galleria d'arte dedicata ad esposizioni di artisti emergenti, la sera invece, ritrovo "alla moda" grazie al ristorante e al lounge bar con una selezione musicale molto curata. Imperdibile. Selezione all'ingresso.
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